Kingsman – Il cerchio d’oro (dei generi cinematografici)

E’ uscito il seocondo capitolo di Kingsman.

La scanzonata serie di Matthew Vaughn, il regista irriverente di Kick Ass, è incentrata su un gioco: reinterpretare gli agenti segreti inglesi alla 007 in chiave moderna, scorretta ed esagerata, con tanto di associazione segreta nascosta sotto una sartoria e soprannomi da cavalieri della tavola rotonda.

Il primo capitolo scoppiettante, con Colin Firth  mattatore nella parte del maestro e Taron Egerton in quella del discolo allievo, ha visto i protagonisti alle prese con il cattivone surreale interpretato da Samuel L. Jackson.

Kingsman – Secret Service è stata una piccola rivelazione del cinema votato al divertimento provocatorio ma intelligente e d’effetto, non solo visivo.

Nel secondo capitolo ritroviamo gli stessi protagonisti, impeccabili nei loro completi british, alle prese con la cattivissima trafficante di droga Julianne Moore, in un sequel chiaramente pensato per andare a comporre una trilogia.

I protagonisti sono gli stessi, con Mark Strong alias Merlino sempre più centrale e Eggsy a recitare la parte dell’agente ormai maturo, ma  si esce fuori dalle dinamiche da romanzo di formazione viste precedentemente. Il ragazzo ora prende il comando e tenta di recuperare la memoria perduta del mentore redivivo.

In più i sarti questa volta stringeranno un patto con i colleghi cowboy e produttori di whiskey americani. Compare allora Jeff Bridges, quasi irriconoscibile senza barba, Pedro Pascal e persino Halle Berry a fare la controparte USA di Merlino: Ginger Ale.

E scatta così pure il western alcolico, con cappelli, cinturoni e coltelli  inclusi.

Ci si diverte meno e la spettacolarità delle scene d’azione si fa aspettare, pur regalando alcune chicche interessanti, tra lazi metallici, ombrelli scudo, bracci meccanici e cabinovie che rotolano sulla neve delle Alpi.

Il tutto poi è piuttosto prevedibile e sembra che la produzione non abbia voluto calare tutte le carte in vista del terzo episodio, in cui immaginiamo che Channing Tatum alias Tequila faccia qualcosa, visto che qui passa il suo tempo chiuso in un frigorifero.

Di positivo c’è il taglio molto politico, come e più del primo film: c’è un presidente degli Stati Uniti molto familiare e si gioca sul tema della legalizzazione delle droghe e del proibizionismo in modo molto arguto oltre che scanzonato.

C’è da sottolineare il coraggio di un regista mai banale, che osa come pochi, perfino nel mettere in primo piano Elton John nella parte di un sé stesso volgarissimo ed eccessivo, fatto prigioniero dell’antagonista amante degli anni ’50 e dei tritacarne.

Quindi, che dire, in attesa del prossimo Kingsman vi consigliamo di vedere questo film con le giuste aspettative.

Un sorriso bello grande ve lo strapperà e qualche giorno dopo starete ancora cantando “take me home, country road” (vedere per credere).

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Matteo Sola

Matteo Sola

Mi piace il cinema, la musica rock, la pallavolo e tutto ciò che è fuori dal coro, per questo ho studiato criminologia e ho scelto di occuparmi della cosa più stramba nelle aziende, la formazione. Attualmente mi destreggio tra digitale nel lavoro e film-concerti appena posso nel tempo libero (quale?). Obiettivo: trovare una fonte di ispirazione al giorno.