Che emozione! Sono a Los Angeles da quasi venti giorni e ancora non ci credo!
Ho già un sacco di cose da raccontarvi. Da dove partire?
Dal viaggio, of course! Ho fatto il viaggio più lungo e più entusiasmante della mia vita in compagnia di Austin Vince, una star: motociclista appassionato, come me, di western e film italiani degli anni ’50-’60. Cosa chiedere di meglio? Forse “Un pugno di dollàri”?
Ma arrivata a Los Angeles l’impatto con la città è stato assurdo e terribile: tutto qui è enorme e tutto sembrava un po’ abbandonato a se stesso, persino le palme! Non riconoscevo lo splendore de La Mecca del Cinema.
Il primo giorno grazie alle indicazioni di un “simpatico” autista dell’autobus mi sono ritrovata sola ed abbandonata a me stessa a Downtown, all’incrocio tra la 6th e San Pedro Street, completamente circondata da senzatetto. Nessuna via di scampo, nessun volto amico. Solo occhiatacce. Mi sono sentita come se stessi per diventare la vittima di un efferato delitto in un film d’azione! Per fortuna qui si ha sempre la possibilità di trovare qualcuno disposto ad aiutarti (ma che magari ti spedisce in un’altra zona poco raccomandabile da percorrere a piedi). Ed oggi, con il senno di poi, posso assicurare che gli homeless di Los Angeles sono totalmente innocui!
Prendere un taxi in uno stato confusionale può essere un’impresa ardua. Pensate che ho fermato un addetto alla consegna di pizza a domicilio solo perché guidava un’auto bianca con un’insegna sul tettuccio (e qui i taxi sono perlopiù gialli). A qualcosa mi è servito il corso di spagnolo e sono riuscita a farmi chiamare un taxi vero per raggiungere i miei amici (ma sarei tanto voluta andare in aeroporto per tornare in Italia).
Le sorprese non potevano finire qui.
Raggiunto il luogo dell’appuntamento la porta era aperta e…ta tan…mi sono ritrovata in una sorta di canile! Terrore…ormai anche il tassista rideva di me e della mia espressione. Per fortuna, mi aveva solo lasciata davanti al numero sbagliato e così ho trovato i miei amici e un po’ di pace giusto dietro l’angolo…proprio accanto ad una rimessa di camion 🙂
Bella Los Angeles, eh?!
Il secondo giorno sono stata al Beverly Center, un luccicante centro commerciale a Bevery Hills che accoglie circa 160 boutique al suo interno. Ecco la Los Angeles che mi aspettavo.
Peccato però che nel pomeriggio l’incubo è ricominciato! Alla ricerca di un alloggio definitivo, ho visitato alcune case, impeccabili esternamente ma davvero poco curate all’interno.
Per finire in bellezza la sera sono rimasta chiusa fuori di casa ma questo fa parte dei rischi che si corrono a scegliere una sistemazione alternativa all’hotel. Un cameriere dello Starbucks mi ha adottata per un paio d’ore ed ho fatto amicizia con alcuni simpatici losangelini.
Dopo i primi due giorni estenuanti e le avventure deludenti, nonostante il clima e la vegetazione siano simili a quelli calabresi, la gente sia amichevole, lo smog sia persistente come quello di Milano, non ho fatto altro che pensare “ci si può sentire a casa in California?”
La risposta nel prossimo post. Stay tuned!
Angela Belcastro
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